. . . . . “ PILLOLE DI RESILIENZA” . . . . .
“Sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude…”
L’infinito è una delle liriche più famose dei Canti che il giovane Giacomo Leopardi compose a Recanati.
Uno sguardo al di là di quel muro che limita e opprime e che diventa, quindi, lo strumento per volare oltre ogni ostacolo, perché, come ha spiegato il giornalista Flavio pagano, nel suo libro sull’Alzheimer Infinito Presente, “l’Amore è l’unica cosa in cui, illudersi, fa parte della realtà”.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 1946, ha chiarito che “la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non, semplicemente, l’assenza di malattia e di infermità”; ma è con la Carta di OTTAWA del 1984 (al
termine della prima Conferenza internazionale sulla promozione della salute), che si è capito cosa farne, del benessere fisico e mentale: “Grazie ad un buon livello di salute, l’individuo e il gruppo devono essere in grado di identificare e sviluppare le proprie aspirazioni, soddisfare i propri bisogni, modificare l’ambiente e adattarvisi”.
Chiunque abbia mosso a favore dei (cosiddetti) più deboli ha, innanzitutto, elevato se stesso a dimostrazione del fatto che, chiunque, alle giuste condizioni, può far valere il diritto al rispetto dei diritti.
Questa rubrica è rivolta a chi soffre, a chi perde la memoria e a tutti coloro che invece, impotenti, non potranno togliersi dalla mente le immagini più dolorose di ciò che hanno visto, sentito, vissuto
INFINITO PRESENTE: PERCHE’?
Non esiste un tempo orizzontale. La nostra mente funziona creando l’illusione di eventi che scorrono nel tempo. In realtà, viviamo di istanti, come se ci trovassimo all’interno di fotogrammi simili a quelli di una pellicola cinematografica in cui, il tempo, non finisce mai perché, quello che unisce un fotogramma e l’altro, prende due nomi: Aspettativa e Speranza.
All’interno di un Infinito presente grazie al quale, ciascuno può rialzarsi, riprendere la propria matita in mano e, di quadro in quadro, continuare il proprio disegno.
Ecco perché, come ha scritto Leopardi, “stando seduto e fissando lo sguardo, io immagino spazi sterminati oltre la siepe; e non appena odo il vento stormire tra le fronde di queste piante, paragono quell’infinito silenzio a questo frusciare; e così, il mio pensiero sprofonda in quest’immensità… e il naufragar m’è dolce, in questo mare”
(Giorgio Marchese – Medico Psicoterapeuta)